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Ninni Andriolo, articolo originale su Unità.itIl chiarimento avverrà sulla «grande» riforma della giustizia che Berlusconi minaccia da mesi. E che verrà brandita come clava per costringere i finiani - contrari, ad esempio, al processo breve - «a venire allo scoperto» in Parlamento, dopo la pausa estiva. Il «predellino istituzionale» dovrebbe portare Berlusconi a mettere in moto il treno del voto anticipato. Con un discorso sull’uso politico della giustizia intorno al quale verificare i numeri della maggioranza e trarne le dovute conclusioni contro «gli irresponsabili» che provocano le elezioni. Il teatro di questo show potrebbe essere la Camera, dove la pattuglia finiana è più consistente e dove apparirebbe più evidente un eventuale smarcamento dal «patto» con gli elettori.
Il tutto per chiarire davanti agli italiani a chi andrebbe attribuita la responsabilità di «stracciare» il programma di governo. Di questo si è ragionato ieri, tra un vertice e l’altro, a Palazzo Grazioli dove si pianifica «entro agosto» quella che Verdini definisce «la riorganizzazione» del partito. Un restyling per il quale sono stati mobilitati - tra gli altri - Giorgia Meloni, Mario Valducci e Osvaldo Napoli. Si procede a tappe forzate, quindi, mettendo nel conto la variabile elettorale. Lo conferma Paolo Bonaiuti. «Nel momento in cui è avvenuto il distacco da parte di una componente della maggioranza - spiega - il premier ha avvertito tutti, “state pronti per possibili elezioni”». Berlusconi rispolvera l’idea del solenne discorso su politica e giustizia che avrebbe voluto pronunciare nei giorni scorsi in Senato e che saltò dopo lo strappo con i finiani: Pd, Udc e Idv lo diffidarono dal divagare su altro mentre il governo era virtualmente «in crisi»
Mostrare al Paese la volontà riformatrice del Cavaliere di fronte alla «zavorra conservatrice dell’opposizione» e all’incoerenza di Fini. Questo l’obiettivo del «predellino istituzionale». Si vedrà se il disegno verrà realizzato: l’azzardo fa parte da sempre del gioco del Cavaliere, ma Fini si è mostrato attento alle imboscate. La sfida punta a lasciare nelle mani del «cofondatore ripudiato» il cerino della fine traumatica della legislatura. Uscendo dall’ennesimo vertice di ieri tra Berlusconi, capigruppo e coordinatori, Maurizio Gasparri ha spiegato che la maggioranza (che non c’è più) continuerà «a lavorare» come ha fatto «in questi due anni per attuare il programma». Se qualcuno si dovesse sottrarre a questo impegno, ha avvertito il capo dei senatori Pdl - alludendo a Fini - «si assumerà delle responsabilità che porterebbero il Paese ad elezioni». E La Russa: «Vogliamo continuare a lavorare - fa eco - Ma se non sarà possibile andremo al voto». Tutto qua per i convitati a ciclo continuo nella residenza romana del Cavaliere. Un altro Pdl, Mario Landolfi, cerca invece di separare la propaganda dai tatticismi e dalla politica,
Per l’ex ministro delle Comunicazioni, provenienza An, è inevitabile «un’accelerazione» verso le elezioni anticipate. Il caso Caliendo, infatti, ha messo in evidenza che alla Camera non c’è più una maggioranza, ma «tre minoranze»: Pdl-Lega; area di «responsabilità» Casini, Rutelli, Fini; opposizione Pd-Idv. Una ricomposizione tra cofondatori? Un «patto di legislatura» che faccia nascere un nuovo equilibrio intorno a una diarchia? Landolfi lo esclude. «Il Pdl è un partito a trazione carismatica - spiega - E il carisma non si divide». Al voto, quindi, come unica «alternativa». Berlusconi, tra l’altro, ha incassato il via libera della Lega passata dal «no» a dito medio di Bossi al «sì» meno colorito, ma utilissimo al premier. «Il voto non ci spaventa», annuncia il Senatur, mentre un esecutivo di transizione creerebbe «caos nel Paese». Tremonti, tra l’altro, non «accetterebbe» di guidarlo perché «non è mica scemo». Nel Pdl, però - da Letta in poi - c’è chi ricorda al Cavaliere, che le prerogative del Capo dello Stato non possono essere dimenticate. Mentre Berlusconi è certo che qualunque alternativa di governo alla via maestra delle elezioni non avrebbe maggioranza al Senato. Il «predellino» parlamentare sulla giustizia, quindi. E ieri 14 associazioni Pdl hanno presentato il convegno su «Libertà, legalità e garantismo» che si svolgerà a settembre contro i «settori della giustizia politicizzata e della politica opportunisticamente giustizialista». Gli stessi contro i quali punterà il dito Berlusconi dal suo «predellino» parlamentare.